La libertà di scegliere: riflessioni sulla genitorialità e il giudizio
Written by Anna Eleni Chantzis on 27 Gennaio 2025
Negli ultimi anni, le cosiddette coppie DINK (Dual Income, No Kids) stanno crescendo in numero. Sono coppie che scelgono consapevolmente di non avere figli, pur avendo due stipendi. È un desiderio profondo per alcuni, una scelta ponderata per altri, sempre accompagnata da un carico emotivo.
Mettere al mondo un figlio comporta un impegno significativo, che va ben oltre l’aspetto economico. È un percorso fatto di responsabilità continue, di notti insonni e di un cambiamento radicale della propria quotidianità. La genitorialità rappresenta una trasformazione profonda, che coinvolge ogni aspetto della vita. Per alcune persone, è un sacrificio pieno di gioie; per altre, può rappresentare un percorso che non sentono proprio o che non sono pronte ad affrontare.
Il mondo in cui viviamo non rende questa decisione più semplice. Un futuro incerto, con sfide come l’instabilità finanziaria, i cambiamenti ambientali e un mondo sempre più imprevedibile sono solo alcune delle preoccupazioni che spingono molti a chiedersi: “È davvero giusto mettere al mondo un figlio in queste condizioni?” Questa domanda non nasce dall’egoismo, ma dalla consapevolezza. Le persone che scelgono di non avere figli non sono meno buone o meno mature; magari, sono semplicemente più realistiche di fronte alle sfide che questa scelta comporta.
Eppure, la società fatica ad accettare questa visione. Chi decide di non avere figli è spesso giudicato con frasi come: “Come puoi essere davvero felice senza un figlio? Sei sicuro di voler rinunciare a quest’esperienza?” Come se l’unica forma valida di realizzazione personale passasse attraverso la genitorialità. Ma è davvero così? Ognuno di noi ha una propria idea di felicità e di appagamento, e non è detto che un figlio debba far parte di questa equazione. La gioia di un figlio è unica e incomparabile per chi la vive, ma non deve per forza essere l’obiettivo principale di tutti. Il mondo è bello perché è vario, e così lo sono anche le aspirazioni delle persone.
Il punto cruciale è proprio questo: accettare la varietà delle scelte umane senza giudizi. Chi decide di non avere figli non è meno generoso o meno capace di amare. Al contrario, spesso queste persone dedicano il loro tempo e le loro energie a progetti, esperienze e relazioni che arricchiscono comunque la società in cui vivono. Si può essere zii e zie presenti, amici affidabili, professionisti appassionati e cittadini consapevoli. Si può amare profondamente anche senza essere genitori.
Ad ogni modo, la scelta di avere o non avere figli è spesso accompagnata da un carico emotivo, tra cui il senso di colpa. Sia chi diventa genitore, sia chi decide di non esserlo, può trovarsi a confrontarsi con dubbi e rimorsi. Nel caso dei genitori, c’è chi si sente in colpa per non essere stato abbastanza presente, chi per non aver fatto abbastanza, chi per aver scelto di mettere al mondo una nuova vita in un contesto incerto. Alla fine, tutti viviamo immersi in emozioni complesse, incertezza e contraddizioni. Ma c’è una cosa che dovrebbe accomunare ogni scelta: la libertà di farla, senza imposizioni o aspettative esterne.
Per questo, è fondamentale ascoltarsi. Capire chi siamo e cosa vogliamo davvero. Non lasciare che la società o chiunque altro ci dica cosa è giusto fare. La risposta è dentro di noi: che si scelga di diventare genitori oppure no, l’importante è che la decisione nasca dal cuore e dalla consapevolezza. Una frase di un cantautore che amo dice: “Chi vuole un figlio non insiste”. E, forse, racchiude tutto il senso della genitorialità: è un atto che nasce dall’amore più autentico, mai dalla pressione o dall’aspettativa.
Siamo esseri umani, fatti di carne, sangue ed emozioni. Nessuno è uguale a qualcun altro, e va bene così. L’unica cosa che conta è vivere questo viaggio nel modo più autentico possibile, nel rispetto delle proprie inclinazioni e dei propri desideri. Perché alla fine, l’unica strada giusta è quella che scegliamo per noi stessi.
E tu cosa ne pensi?