Abbiamo imparato fin da piccoli che le nostre emozioni sono il risultato di eventi esterni e non controllabili.
Qualche esempio?
Se esci da solo/a con i tuoi amici e mi lasci solo/a, io sarò infelice.
Sarò contento/a se mi accompagni al centro commerciale (e non mi lascia andare da solo/a)
Ci siamo mai posti la domanda se sia giusto che una nostra reazione sia veramente nel potere di qualcun altro?
Se berrai un bicchiere d’acqua io sarò felice (o infelice).
La precedente frase che esaspera il concetto attraverso una situazione paradossale ci fa capire meglio come questo meccanismo funzioni. Possiamo trasformare la nostra percezione degli eventi, slegandoli da quello che ci succede intorno o ancora meglio legandoli alle sole azioni di cui siamo responsabili.
Sono contento/a di andare al centro commerciale e mi farebbe ancora più piacere venissi anche tu… in questo caso il condizionale permette alla persona (o alla situazione esterna) di essere libera di manifestarsi senza incidere sul nostro umore.
Ma soprattutto posso essere felice per quello che tu fai senza che ci sia un ricatto emotivo
dietro? (se non fai quello che mi aspetto, non ti parlo o litighiamo)